STORIE DI ORDINARIO CAOS AL PRONTO SOCCORSO DEL PERRINO: TRA GARE IN BARELLA E TUBISTI IN SALA VISITE

Chissà se quel barelliere che correva come un forsennato, manco fosse su una pista di go kart, trasportando un anziano malato in preda a svenimenti che chiedeva piangendo di andare più piano, lo sa che il Tribunale dei diritti del malato ha, con altre istituzioni, già da due anni messo a punto la “Carta dei diritti al Pronto soccorso”. Quella carta che definisce in otto punti i diritti irrinunciabili di tutti i cittadini, per pazienti e operatori sanitari: primo tra tutti quello alla dignità personale, che poi se vogliamo non dovrebbe servire una carta per sottolinearlo. Ma forse quel barelliere non lo sa, o forse risponde solo alla logica di un’incomprensibile “efficienza” che, dopo ore di attesa, gli fa credere che recuperare 40 secondi e 10 millesimi nel trasportare il malato a fare il suo esame gli farà prendere il premio produzione. Ma nel caso non glielo avesse detto nessuno, quello è un altro lavoro. E chissà se lo sa quel altro anziano malato che attendeva paziente, per l’appunto, il proprio turno per l’accettazione seduto sulla scaletta scendi barella perché, seppur non troppo in forma ma neanche tanto malandato, ha ceduto cortesemente la propria barella ad altri dato che non erano sufficienti per tutti. E chissà se lo sanno tutti quei “codici verdi” o “codici gialli” che attendo ore, in locali sovraffollati, maleodoranti, con flebo terminate ancora attaccate al braccio, che i pochi infermieri non fanno in tempo ad ascoltare, figuriamoci a seguire. Un medico, due, barra, tre infermieri e decine e decine di pazienti convogliati al Pronto Soccorso del Perrino di Brindisi da tutta la provincia. Questo è il Purgatorio dei pronto soccorso degli ospedali pugliesi grazie ai tagli alla spesa della sanità pubblica. Infermieri stressati da turni sottodimensionati che fanno quello che possono per tenere il ritmo, in barba però a uno dei diritti fondamentali, quello della dignità personale. E così capita che non riescano ad ascoltare, a rassicurare o prestare cura a persone in stato di infermità, seppur temporanea, e ai loro familiari, provati dalle lunghe attese e in pena per i loro cari. Capita che il diritto all’informazione per i pazienti più anziani sia leso perché neanche un congiunto possa assistere alla prima visita in ambulatorio del pronto soccorso perché “la stanza è troppo piccola, meno siamo meglio riusciamo a muoverci”. E il diritto alla privacy, valido per chiunque malato o sano che sia, quello poi è proprio un optional quando capita persino che si veda l’infermiera, tra una risata e l’altra col collega, fare accomodare in ambulatorio i tubisti chiamati a sistemare un lavandino durante la visita. E bontà dei medici che fanno del loro meglio in un caos del genere, tamponando alla distrazione di altri, se non si vuol parlare proprio di poca sensibilità, e ristabilimento, quando riescono, qualche regola. Nella ristrettezza economica di tagli e tagli, nella limitatezza numerica di personale competente, e si legga bene il competente, tra l’incudine delle richieste dei malati e il martello delle maleducazione di alcuni, colleghi o sottoposti. In tutto questo stringere i denti e soprattutto la cinghia, però, quello che fa più specie è la sproporzione tra numero di malati, ristrettissimo personale medico e sanitario, e il copioso numero di inservienti. Forse anche più delle barelle stesse. Ma questo è certo che la politica lo sa, sicuramente meglio di quanto conosce i diritti del malato.

Condividi questo articolo:
Share on facebook
Share on twitter
Share on telegram
Share on whatsapp
no_fumo_torchiarolo

what you need to know

in your inbox every morning