STUDENTI E DETENUTI A CONFRONTO PER PROMUOVERE I VALORI DELLA CONVIVENZA CIVILE. BRINDISITIME SEGUE L’INCONTRO IN CARCERE

Lui ha solo  20 anni, si chiama Domenico ed è già padre di un bambino di 2 anni, secondo di quattro figli è cresciuto con un padre in carcere, un padre assente. La madre si prodiga per crescere bene questi figli ma prima il fratello maggiore e poi lui arrivano a fare gli stessi errori del padre.Ora la madre va in visita in tre carceri; è una donna disperata. Inoltre ha due figlie più piccole da accudire; “due brave ragazze” così le definisce Domenico. E’ solo uno dei tanti giovani ospiti del carcere di Brindisi che hanno partecipato al progetto ideato dall’Associazione Sociologia in Progress e Mondi Possibili destinato ai ragazzi della scuola media superiore. Partendo dai diritti e doveri degli studenti e dei detenuti in relazione ai rispettivi contesti di appartenenza si è discusso del regolamento  scolastico e penitenziario con la possibilità per gli studenti e i detenuti di esprimersi nel merito.  Dal confronto  tra i due sistemi di regole che disciplinano il  contesto scolastico e quello carcerario si è giunti ad individuare gli elementi comuni per giungere infine a delineare  le  regole  basilari  su cui si fonda la convivenza sociale e civile. I ragazzi delle scuole brindisine aderenti e i detenuti del carcere brindisino, si sono poi incontrati per scambiarsi sensazioni, storie, impressioni. Lo scopo del progetto curato dalla dott.ssa Maria Nimis sociologa-criminologa, con la collaborazione della dott.ssa Chiara Carrozzo, psicologa, della dott.ssa Angela Caniglia, pedagogista e della dott.ssa Nunzia Conte, sociologa, è quello di promuovere la legalità come valore positivo, attuare un intervento di prevenzione rispetto all’illegalità ed alla devianza, facilitare l’interiorizzazione dei valori che stanno alla base della convivenza civile, prestando attenzione  ai personali comportamenti quotidiani all’interno della comunità di appartenenza, stimolare  sia negli studenti che nei detenuti la consapevolezza  che le norme non devono essere rispettate solo per evitare di incorrere in una sanzione  ma che dal rispetto delle regole  si ricavano evidenti vantaggi. Sono storie come quelle di Domenico che insegnano ed è proprio lui a spiegare perchè ha sbagliato: “L’ho fatto perchè non ho avuto un padre presente, un padre con cui identificarsi, che mi aiutasse a capire quando sbagliavo, che mi aiutasse ad allontanarmi da amici sbagliati. Gli amici? Erano vicini finché abbiamo commesso i reati insieme…ora non si vedono e non si sentono più!!Con loro bighellonavo tutto il dì, saltando la scuola…mi sono fermato alla terza media”. Insieme a Domenico c’è anche Francesco 31 anni, diplomato, bravo a scuola, padre detenuto, molto contraddittorio nell’educazione del figlio perchè a soli 2 anni gli compra una moto a benzina, a 15 anni una moto R1, lo veste da Diego e lo accontenta in tutto quello che il figlio gli chiede. Poi però vuole il rientro a casa alle 20 per cenare tutti insieme (e fin qui può anche andare bene) ma poi quando lui arriva a 16 anni non lo fa più uscire. Addirittura lo lega alla sedia per tenerlo a casa. Da qui la ribellione. Francesco ha iniziato a delinquere per apparire più forte del padre. Un padre che non parla ma comunica solo con le botte. L’unica volta che gli chiede di parlare lo fa poco prima che Francesco venga arrestato dicendogli chiaramente di sapere sia cosa avesse fatto che con chi; Francesco avrebbe preferito essere preso a botte da lui che non sentirgli dire questo. La madre è severa, gli è sempre vicina e ora, quando lo va a trovare non riesce a fare la forte come quando andava con lui a trovare il marito, ora quando vede il figlio piange e lui si vergogna di se stesso. La sorella è la persona che in questo periodo gli sta più vicino sebbene non fossero mai andati d’accordo da piccoli. Lei è una brava ragazza. Sono storie forti quelle che si intrecciano tra le quattro mura del carcere di Brindisi, storie a volte difficili da raccontare ma che insegnano molto a chi sta pagando per gli errori commessi, come Luca, 38 anni, ex dipendente ILVA, perde il lavoro e inizia a darsi alla bella vita. Donne, divertimento, vizi. “Se non mi avessero messo in carcere – dice – avrei continuato fino a 50 anni perché per me era diventato come un lavoro. Ora qui dentro capisco gli errori fatti, e sapere di dover diventare padre fra poco mi impone di diventare più responsabile, meno testa calda”. Storie diverse l’una dall’altra, storie di ragazzi vissuti in famiglie “malate”, ma anche storie di gente che ha commesso reati  per altre ragioni, come Francesco 45 anni, persona rispettabilssima, lavoratore indipendente, comincia a delinquere perché l’attività non va più bene. In carcere incontra un professore che accompagna i ragazzi, suo cliente, e scoppia l’emozione, la vergogna, la tristezza. Ha un bambino di 9 anni che non sa dove sia il padre, crede che sia fuori per lavoro. Per ora non si sente di raccontargli la verità, ma lo farà quando lui sarà grande e potrà perdonarlo. E poi Nicola 39 anni, sconta un reato vecchio, del 2006. “Da quell’anno non ho più commesso nulla – racconta – lavoravo onestamente, ora ho perso tutto. Non dico che non debba pagare per gli errori fatti ma si dovrebbe pagare quando si commettono e non a distanza di 11 anni; è devastante!!!” E Daniele 20 anni, ha avuto amici sbagliati, si è fermato alla terza media e ora vorrebbe riprendere a studiare “Perchè lo studio – dice – apre la mente e ti aiuta in ogni situazione”. Storie di chi vuol ripartire e vivere onestamente, diventando cittadini responsabili e rispettosi delle regole. Quella di oggi è stata la giornata conclusiva che ha visto di fronte le studentesse del Palumbo e alcuni dei detenuti che hanno aderito al progetto. Con loro anche le insegnanti e il funzionario giuridico-pedagogico della casa penitenziaria. Un progetto che insegna ai ragazzi le regole del vivere civile, dell’onestà, del rispetto. I detenuti, hanno scelto parole chiave a loro più care come dignità, libertà e vergogna. In contrapposizione quelle dei professionisti che hanno curato il progetto: giustizia, bellezza, passioni. Parole che segnano la via di partenza verso la rinascita.…VIDEO INTERVISTE
https://www.facebook.com/BrindisiTime/videos/747373258786617/
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