I lavoratori della Revisud chiederanno il risarcimento dei danni ai curatori per la pessima gestione della liquidazione giudiziale che li ha fortemente penalizzati.
La conduzione approssimativa di questa liquidazione giudiziale, senza ombra di dubbio, ha arrecato ulteriori danni economici ed esistenziali ai lavoratori i quali hanno tutte le ragioni possibili e immaginabili per agire legalmente nei confronti dei curatori per chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti.
La procedura di licenziamento collettivo si è conclusa, neanche a dirlo, con il mancato accordo sindacale e i lavoratori finalmente potranno accedere alla Naspi dopo mesi che non percepivano lo stipendio.
Durante la gestione della liquidazione giudiziale i curatori designati dal Tribunale di Brindisi non hanno mai intrapreso iniziative a favore dei lavoratori della Revisud, non fosse altro che per dare loro un minimo di tutela economica e sociale per questa brutta disavventura che gli è capitata.
I curatori non hanno mai prodotto un solo atto o un solo provvedimento volto a tutelare i lavoratori, sia in quanto lavoratori e sia in quanto creditori privilegiati di parte di quel debito che la Revisud ha accumulato anche sulle loro spalle.
I lavoratori hanno ricevuto dalla curatela solo mortificazioni, dai mancati pagamenti degli stipendi alle sospensioni (art.189 ccii) usate impropriamente e subdolamente con lo scopo di indurre i lavoratori alle dimissioni per giusta causa con la rinuncia dell’indennità di preavviso.
Tra l’altro, le sospensioni hanno ulteriormente danneggiato i lavoratori che si sono visti ridurre il periodo di fruizione della Naspi e anche di questo i curatori dovranno dare conto.
Come pessimo è stato anche il confronto che i curatori hanno avuto con le Organizzazioni Sindacali che ha sempre difettato di trasparenza e correttezza e già questo la dice lunga sul tutto il resto.
Infatti, non sono per nulla chiare le circostanze che hanno portato i curatori a non dare seguito al fitto di azienda proposto in maniera formale e ufficiale da parte di un soggetto imprenditoriale che aveva assunto l’impegno di assorbire tutte le maestranze e di offrire un canone di affitto molto importante che sarebbe stato utilissimo per soddisfare i creditori.
Per come si sono susseguiti i fatti pare che il fitto di azienda sia stato proprio sabotato per cui sarà necessario risalire alle eventuali responsabilità di questo che ha tutte le sembianze di un sabotaggio.
Come non sono per nulla chiare anche le circostanze che hanno portato il Giudice Delegato a decidere la chiusura dell’esercizio di impresa.
Anche qui la dinamica deve essere approfondita perché sorge il fondato sospetto che pure l’esercizio di impresa sia stato deliberatamente sabotato e quindi sarà necessario risalire, oltre alle eventuali responsabilità del presunto sabotaggio dell’esercizio di impresa, anche alla regia.
Intanto per i lavoratori la chiusura dell’esercizio di impresa ha avuto come ripercussione il diniego del diritto di accesso alla CIGS per cessata attività (art.44 del D.L.109/2018) nonostante il parere favorevole e motivato, pur non vincolante, del comitato dei creditori.
A tal proposito è bene mettere in evidenza che i curatori, successivamente all’impegno assunto davanti al Comitato Sepac della Regione Puglia, avevano addirittura presentato istanza di CIGS al Ministero del Lavoro.
Istanza che non ha avuto più seguito per l’intervenuto rifiuto del Giudice Delegato.
La motivazione del rifiuto sarebbe “il sopraggiunto esito negativo dell’asta competitiva per l’affitto di azienda (per la conseguente impossibilità di fruire degli introiti programmati)” che nel frattempo lo stesso Giudice Delegato aveva disposto in maniera chiaramente illusoria perché prima dell’asta competitiva si sono verificate determinate circostanze tali da non rendere per nulla appetibile l’affitto per qualunque soggetto imprenditoriale si fosse proposto.
I curatori avrebbero dovuto invece attivare la Cassa Integrazione Straordinaria appena subito dopo la controversa chiusura dell’esercizio di impresa disposta dal Giudice Delegato, non fosse altro che per mettere in sicurezza i lavoratori con il sostegno al reddito, anche per dare le coperture economiche ai lavoratori che i curatori avevano posto in maniera assolutamente impropria in sospensione.
I curatori dovranno dare conto della negazione del diritto di accesso alla CIGS perché è uno dei grossi danni che hanno procurato ai lavoratori.
Come Sindacato Cobas da sempre abbiamo sostenuto in tutte le sedi di confronto, anche istituzionali, che l’accesso alla CIGS serviva anche a far prendere tempo per far rimanere i lavoratori agganciati ai programmi di ricollocazione e riqualificazione professionale al concretizzarsi degli imminenti investimenti a riguardo la decarbonizzazione dei siti Enel e Versalis nei quali storicamente i lavoratori della Revisud hanno sempre operato.
I lavoratori della Revisud, storicamente, hanno operato negli appalti della manutenzione meccanica all’interno del petrolchimico di Brindisi e di ENEL e fanno parte, a tutti gli effetti, delle platee storiche dei due siti.
E ora siamo fortemente preoccupati che questi lavoratori possano vedersi esclusi dai programmi di riconversione industriale e di de-carbonizzazione dei due siti una volta cessato il loro rapporto di lavoro al termine della procedura di licenziamento collettivo.
La Revisud è, meglio era, azienda storica nel territorio brindisino, una delle più importanti e professionali nel campo delle manutenzioni meccaniche che a Brindisi ha operato per più di qualche decennio negli appalti delle manutenzioni meccaniche delle centrali elettriche e nel petrolchimico e non solo.
Nessuno si sarebbe aspettato che la storica e prestigiosa Revisud facesse questa brutta fine.
A ottobre scorso la Revisud è stata dichiarata fallita dal Tribunale fallimentare di Brindisi che ha certificato un ammanco di oltre 50 milioni di euro
È singolare però che questa dichiarazione sia arrivata dopo tutti questi milioni di euro di debiti.
Ed è proprio questa “anomala” tempestività che lascia dubbiosi tanto da far presagire, a giusta ragione, che il fallimento della Revisud sia stata proprio una manovra architettata e pilotata per scopi ben precisi.
Sarebbe il caso che chi di dovere metta un occhio di riguardo sulla questione perché qualcuno dovrà pur spiegare come mai nessuno si sia accorto in questi ultimi 7/8 anni che la Revisud stava accumulando pericolosamente debiti che sono poi arrivati oltre i 50 milioni di euro.
È bene ricordare che tra i creditori privilegiati di importanti somme di denaro figurano anche l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, l’INAIL per cui bisognerà verificare se a questi Istituti siano stati procurati ulteriori danni economici in conseguenza di una restrizione, evidentemente intenzionale, dei margini di ricavo dalla liquidazione dei beni dell’impresa.
Il Sindacato Cobas sarà al fianco dei lavoratori in ogni iniziativa che intenderanno intraprendere in ogni sede per avere il risarcimento dei danni subiti dalla gestione della liquidazione giudiziale, a tutela dei loro diritti e dei loro interessi.
Resta inteso che il Sindacato Cobas collaborerà con chiunque dovesse avere la necessità di approfondire la questione per la tutela dei lavoratori e di tutti i soggetti creditori, indifferentemente se privilegiati o chirografari, che potrebbero aver subito ulteriori danni economici da questa gestione di liquidazione giudiziale, a dir poco, deleteria.
per il Sindacato Cobas – Cosimo Quaranta